Un’architettura e un’urbanistica che non violentino il territorio per soddisfare l’ego del progettista ma che anzi si sviluppino in armonia e coerenza con lo stesso terreno sui cui sorgono, traendone materia e linfa vitale. Una città non più al servizio delle macchine e della colonizzazione del Pianeta ma davvero a misura d’uomo, punto di partenza per un nuovo modo di abitarlo.
Questa è la visione che ha reso speciale il pensiero e il lavoro dell’architetto torinese Paolo Soleri, morto ieri a 93 anni in Arizona, proprio dove si era trasferito nel 1956 per fondarvi prima la Cosanti Foundation e poi, nel 1970, Arcosanti, a 65 km a nord di Phoenix, un prototipo di città per 5.000 persone concepito all’insegna dell’arcologia, idea innovativa che unisce architettura ed ecologia, basandosi sul risparmio delle risorse e dell’energia per vivere sfruttando il meno possibile l’ambiente.
Ricordo Paolo come se fosse ieri, un uomo piccolo, ma con le idee chiare. Facevamo gli incontri attorno al tavolo per esporgli tutte le nostre domande, ma guai a me se mi permettevo di parlare in italiano! Dovevamo parlare per tutti e con la lingua che tutti conoscevano! Poi andavamo a mangiare, tutti seduti in un cerchio e in quell'occasione solo Paolo doveva riempire la scodella di zuppa, guai a te se ti permettevi di allungare una mano!. Grazie Paolo perche' mi fai ancora oggi riflettere : UNA CITTA' SOSTENIBILE, PRIMA CHE SULL'ARCHITETTURA, SI COSTRUISCE SULLA SCELTA DI VITA?